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Quando smettiamo di parlarci: la comunicazione interrotta tra genitori e figli adolescenti

Adolescenza: un periodo di trasformazione profonda

L’adolescenza è una fase cruciale dello sviluppo di una persona, caratterizzata da profondi cambiamenti fisici, psicologici, emotivi e sociali. Generalmente si colloca tra i 12 e i 18 anni, ma può iniziare prima e prolungarsi anche oltre i 20 anni, in quella che oggi viene definita “adolescenza prolungata”. Durante questo periodo, il corpo cambia, il cervello si riorganizza, l’identità personale si definisce e il bisogno di autonomia si fa sempre più pressante. Secondo i dati ISTAT, in Italia ci sono circa 4 milioni di adolescenti: una parte significativa della popolazione che vive un periodo intenso e delicato.

Ma quanto può essere complesso questo momento per genitori e figli?

Il legame si complica: le sfide del rapporto genitori-figli

L’adolescenza porta con sé sfide importanti: il confronto con il gruppo dei pari, la scoperta della sessualità, l’ansia per il futuro, la costruzione di un’identità propria. In questo percorso, il rapporto con i genitori tende a complicarsi. Quello che fino a poco tempo prima era un legame rassicurante e diretto, a volte esclusivo, inizia a incrinarsi. Non è raro che il conflitto prenda il posto del dialogo e che nascano incomprensioni reciproche che rendono più difficile il legame emotivo. Una delle complicanze più comuni — e più dolorose — è proprio la comunicazione che può interrompersi e trasformarsi in un terreno di scontro anziché di incontro e confronto.

Quando smettere di parlarsi fa più rumore che litigare

L’interruzione di comunicazione tra genitori e figli adolescenti, normalmente, non avviene all’improvviso. Si insinua lentamente, con piccoli gesti, in silenzi sempre più lunghi, in frasi non dette. I segnali sono sottili ma chiari: un figlio che si chiude in camera, che risponde a monosillabi, che evita il contatto visivo, che non racconta più nulla di sé e delle proprie emozioni. Oppure un genitore che, sopraffatto dalla frustrazione e rassegnato, smette di tentare, interrompe il dialogo, convinto che “tanto non serve a nulla”.

Le cause di questo tipo di situazione sono molteplici: il bisogno di autonomia dell’adolescente si scontra con il bisogno di protezione del genitore; le emozioni forti, spesso nuove e ingestibili, creano barriere invece che ponti. Si crea così un “cul de sac” relazionale, una sorta di guerra di posizione dove ognuno difende il proprio ruolo e fatica a gestire il proprio dolore. E si soffre, da entrambe le parti… 

Gli adolescenti si sentono non capiti, soli, talvolta incompresi fino a sentirsi sbagliati.
I genitori si sentono impotenti, esclusi, in colpa. 

Nei casi più gravi, questa frattura comunicativa può diventare terreno fertile per disturbi emotivi, ansia, depressione o difficoltà comportamentali, anche legate al cibo.

In questi contesti, la sofferenza di un singolo membro della famiglia può assorbire l’attenzione emotiva e organizzativa di tutto il nucleo. Quando un figlio attraversa un momento particolarmente delicato, il rischio è che la situazione diventi totalizzante: tutte le risorse vengono indirizzate verso di lui/lei, e gli altri — fratelli, sorelle, o persino i genitori stessi — finiscono per sentirsi messi da parte, invisibili, o trascurati.

È importante ricordare che ogni componente della famiglia vive e risente del clima emotivo generale. Tutti hanno bisogno di ascolto, spazio e rassicurazione. Il disagio di uno non deve diventare un buco nero che inghiotte il resto: ogni voce merita di essere accolta.

Quando la comunicazione si sposta: cercare risposte altrove

Quando la comunicazione con i genitori si interrompe o si fa difficile, l’adolescente non smette di cercare ascolto e confronto: semplicemente, lo cerca altrove. È naturale, in questa fase della vita, rivolgersi ai coetanei per condividere emozioni, opinioni, dubbi, rabbia e frustrazione. Il gruppo dei pari diventa una sorta di “specchio sociale” in cui misurarsi, riconoscersi, sentirsi parte. Questo tipo di comunicazione può essere estremamente costruttivo: il confronto tra pari favorisce infatti l’autonomia, stimola il pensiero critico, rafforza l’identità.

Tuttavia, le “nuove guide” non sono sempre equilibrate o affidabili. Oggi molti adolescenti cercano risposte sui social, nelle community online o in figure percepite come punti di riferimento solo perché popolari o alla moda (si veda il fenomeno dilagante degli “Influencer”). Il rischio è quello di affidarsi a modelli irrealistici, idealizzati o disfunzionali, che non tengono conto della complessità della realtà e che mostrano solo un lato della medaglia. Senza la consapevolezza per discernere ciò che è vero da ciò che è costruito, ciò che è utile da ciò che è dannoso, molti ragazzi possono perdersi in un mondo di aspettative irraggiungibili o messaggi confusi.

Ecco perché, anche quando il dialogo in famiglia sembra essersi spento, è fondamentale che gli adulti continuino a rappresentare un punto di riferimento stabile, affidabile e presente. Se un figlio si allontana per cercare il proprio spazio, è importante fargli sentire che potrà sempre contare su un genitore pronto ad accoglierlo e a ri-accoglierlo, dopo averlo atteso con pazienza, rispettando i suoi tempi e il suo bisogno di distanza.

È normale, ma non è facile: capire per attraversare

La comunicazione interrotta non è un fallimento: è una fase, spesso inevitabile, del percorso di crescita. Non tutte le famiglie la vivono allo stesso modo: in alcuni casi si tratta di momenti brevi e relativamente semplici, in altri servono più tempo e più strumenti. Ma c’è una buona notizia: si può uscire da questa impasse, anche trasformandola in un’occasione di crescita e di rinnovato legame. È fondamentale comprendere e accettare che il cambiamento fa parte del processo di evoluzione e che ricostruire un ponte comunicativo incrinato richiede tempo, ascolto e pazienza. In questa fase, chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di consapevolezza e coraggio.

Un supporto concreto per ritrovare il dialogo

In questo percorso di riavvicinamento, la presenza di professionisti può fare la differenza e può trasformare il momento di difficoltà in un percorso di crescita personale per i genitori e per i figli. Psicologi e psicoterapeuti sono figure professionali che hanno le competenze e l’oggettività per ascoltare e comprendere il disagio.

La via degli Aquiloni, con sede a Varese e Seregno, è specializzato nell’accompagnare famiglie e adolescenti in questa delicata fase della vita. Il team multidisciplinare affronta con sensibilità e competenza numerose problematiche, tra cui anche disturbi alimentari, spesso collegati a vissuti di incomprensione o mancanza di comunicazione. Il nostro approccio è empatico, rispettoso dei tempi di ciascuno e centrato sul benessere relazionale.

Siamo consapevoli che, in alcuni momenti, può essere molto difficile gestire i rapporti familiari. Ma siamo altrettanto certi che queste fasi possano essere trasformate in un importante momento di trasformazione e crescita. Ristabilire il dialogo, anche dopo un lungo silenzio, è possibile. Tanti piccoli passi per andare verso un nuovo equilibrio, fatto di ascolto e comprensione reciproca.

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