Un’età di transizione, non di colpa
L’adolescenza è uno dei periodi più delicati e complessi della vita, non solo per chi la attraversa, ma anche per chi gli sta accanto.
Per i genitori, questa fase può trasformarsi in un labirinto emotivo fatto di distanze improvvise, silenzi che pesano, reazioni che appaiono incomprensibili o sproporzionate. È facile sentirsi inadeguati, a volte colpevoli, altre volte frustrati.
Ciò che è importante ricordare è che essere genitori di un adolescente non significa avere tutte le risposte, bensì essere disposti ad avere pazienza, ad ascoltare e imparare. Non possiamo farcene una colpa se non riusciamo a comprendere tutto subito, ma è certamente una responsabilità provare a trovare una chiave di lettura nuova e più profonda della situazione.
Un’età di confronto, dentro e fuori: corpo, identità e relazioni
L’adolescenza è un periodo di profondi cambiamenti, non solo fisici ma anche emotivi, relazionali e identitari. Gli adolescenti si trovano a dover ridefinire sé stessi, spesso confrontandosi con aspettative pressanti, giudizi impliciti e un bisogno crescente di appartenenza.
Le relazioni con i coetanei diventano centrali e, insieme, complicate: essere accettati, sentirsi “abbastanza”, trovare il proprio posto in un gruppo sono sfide quotidiane che possono generare ansia, insicurezza, senso di inadeguatezza o isolamento.
I dati ci ricordano che le difficoltà sono comuni a molte famiglie:
- Circa 15% degli adolescenti soffre di disturbi d’ansia
- Il 10% presenta sintomi depressivi
- I tentativi di autolesionismo sono in aumento, così come il senso di isolamento
A tutto questo si aggiunge il rapporto col proprio corpo, che cambia in modo profondo e talvolta disorientante. L’immagine corporea può diventare un’ossessione, un metro di confronto continuo, un fattore di esclusione o autovalutazione. In un mondo in cui l’apparenza è spesso sovraesposta — soprattutto attraverso i social — il corpo rischia di diventare il primo nemico.
In questo contesto nascono e si sviluppano, in alcuni casi, disturbi del comportamento alimentare come anoressia, bulimia o binge eating. Le cause sono molteplici:
- la pressione sociale sull’aspetto fisico
- il bisogno di controllo in una fase di grande instabilità
- la bassa autostima
- vissuti familiari difficili o traumi emotivi
- l’impossibilità di esprimere il disagio attraverso altri canali
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, circa 3 milioni di persone in Italia soffrono di disturbi del comportamento alimentare (DCA), con un’età di insorgenza sempre più precoce: 1 adolescente su 10 tra i 12 e i 17 anni manifesta sintomi legati a questo fenomeno.
Questi dati, seppur preoccupanti, non devono alimentare paura e ansia, ma richiamare l’attenzione su una realtà che esiste e che merita ascolto. Solo attraverso la conoscenza e la consapevolezza è possibile attivare risposte efficaci, affidandosi anche a realtà del territorio che sono presenti e che offrono sostegno qualificato.
Cosa può fare un genitore: tra vicinanza e rispetto
Un adolescente può sentirsi confuso, inadeguato, frustrato, arrabbiato, invisibile, euforico e vulnerabile — a volte tutto insieme. La sua interiorità è un flusso continuo di trasformazioni: spesso non riesce a dare un nome a ciò che prova e non sa gestire le proprie emozioni e le proprie paure.
Il ruolo del genitore in questa fase è estremamente delicato: è importante essere presenti senza diventare invadenti, empatici senza giudicare, attenti senza sorvegliare. Compito non semplice, ma fondamentale.
Ma come possiamo vigilare sul benessere dei nostri figli adolescenti?
- Osserva il clima familiare per comprendere se ci sono situazioni di tensione o instabilità
- Mantieni l’attenzione su cambiamenti improvvisi di comportamento, umore o abitudini alimentari
- Crea spazi di dialogo autentico, anche brevi, ma regolari e rispettosi dei suoi spazi
- Fai domande aperte e ascolta senza interrompere
- Interessati alla sua vita e alle sue passioni, senza diventare invadente
- Non minimizzare mai le sue emozioni
- Non pensare che lui/lei sia te: siete due persone diverse con emozioni e idee personali
- Lascia che capisca chi è, senza pretendere che assomigli alla figlio/figlia che hai sempre sognato
- Chiedi aiuto a un professionista se percepisci qualcosa che non riesci a decifrare
L’adolescente non è più solo “il figlio”: è una persona
Uno dei passaggi più difficili per un genitore è accettare che il proprio figlio non è più un bambino. È un individuo con pensieri autonomi, gusti propri e opinioni che possono essere diverse da quelle genitoriali.
Talvolta, il ragazzo o la ragazza che cresce davanti ai nostri occhi non corrisponde all’immagine che ci eravamo fatti di lui/lei o al prototipo che avevamo sognato. Ma il compito di un genitore non è quello di modellare, bensì di accogliere e amare.
Riconoscere un adolescente come una persona a sé stante è il primo atto d’amore maturo: non si educa un ideale, si sostiene una realtà e un’identità che si stanno formando.
Quando l’amore non basta: il ruolo del supporto professionale
L’amore di un genitore è una risorsa preziosa e insostituibile, ma in alcuni casi non è sufficiente. Ci sono situazioni che richiedono competenze specifiche, un ascolto professionale e un punto di vista esterno. Rivolgersi a uno psicoterapeuta non è un fallimento, ma un atto di cura. Non è un gesto di cui vergognarsi, da tenere riservato o nascosto. È scegliere consapevolmente di affidare una parte fragile della propria famiglia a una persona che sa come proteggerla, senza giudizio e con gli strumenti corretti.
Un’età fragile, ma piena di speranza
L’adolescenza è un periodo di turbolenza e riscrittura interiore. Un momento critico che può portare però un valore immenso se affrontato nella giusta maniera.
Per questo, il nostro studio di psicoterapia è pronto ad accogliere, sostenere e guidare. Lavoriamo con le famiglie e i loro adolescenti per aiutare chi è in difficoltà a ritrovare il proprio equilibrio, con empatia, professionalità e rispetto.